Sibillini Bikepacking 2020 “I tre Botoli che fecero l’impresa”

L’inizio

Il progetto Sibillinico

Ancora un giorno di ferie. Quest’anno niente mare e molta bici, per fortuna attività “sicura” in questi periodi di emergenze. Che si fa?! Una tre giorni.

Faccio l’appello Botolo, e Mik e Antonio rispondono presente: la crew è fatta! Adesso resta da decidere dove ma…il potere magnetico ed attrattivo dei Sibillini si compie: il giro dei Monti Sibillini in 3 giorni di avventura mtb è lì che ci aspetta…il Grande Anello Sibillinico rivisitato e da pedalare!

Detto e (quasi) fatto.

Sibillini bikepacking Botolo…al via

Dopo una rapida logistica che riusciamo ad incastrare tra i nostri variegati e densi impegni lavorativi, siamo pronti a partire verso Fiastra, nostra base più vicina al Pianeta Sibillini, ed anche luogo conosciuto e ideale per decollare con la avventura in bikepacking. Mi preme evidenziare e ringraziare l’ottima informazione e condivisione dell’esperienza in bike pacing effettuata da Sibillini Biepacking, noi abbiamo ritenuto giusto doveroso ed anche piacevole usufruire dei loro servizi ed aderire alla loro iniziativa, che potete leggere al link.

L’inizio…

Il primo giorno

le nebbie di Avalon, ah no di Ragnolo!

Sveglia presto ed arrivo alle 8 a Fiastra, a fatica raccattiamo un caffé e una brioscia striminzita, e riusciamo a recuperare il pass che ci hanno lasciato fuori dal punto tappa del Sibillini Bikepacing (bellissima iniziativa, che abbiamo sostenuto e che invito a sostenere!). Si costeggia il lago ancora deserto e forse per questo ancora più affascinante e poi su verso i Prati di Ragnolo.

Mi&Quacqua in the fog
A Bolognola!

L’esperienza della nebbia, che rende misteriose le viste verso il Fargno e sul lago, ci fa salire con stupore, ma anche tanta allegria per l’inizio di quest’avventura. Va detto che nonostante i briefing tecnici per organizzare la logistica, Antonio aka Quacqua si presenti con uno zaino zeppo di generi di prima necessità poco “tecnico” e per nulla bikepacking. Ha riutilizzato uno zaino dei figli alle elementari, dei Minions! Un plauso al nostro che non solo pedala con un fardello degno delle truppe alpine in I WW al fronte del Piave, ma si sobbarca 5,5 kg ubicati sulla schiena per i prossimi 150 km di trail. Possiamo dirvi che comunque, a fatica e smadonnando, ce l’ha fatta :-)!

L’ascolano a volo d’uccello….

Chiacchierando tra noi, facciamo un bel balzo di 900 m di d+ e i Prati ci accolgono nella loro maestosità e silenzio, spazzolati da un venticello che smuove nebbie e nuvole, rendendo suggestivo lo scatto che abbiamo fatto a Sassotetto e poi a Bolognola dove ci attende un buon caffé e il rifornimento a panini&ciauscolo da consumare poscia.

Montefortino

Il tempo di salutare uno stradista che è salito da Ancona e che ci fa gli auguri per il giro, e via, in discesa per un versante nuovo e mai esplorato dai Botoli; si scende su bella forestale sotto il M. Amandola fino alla Valle dell’Ambro con viste e scorci selvaggi in una giornata che si è aperta in un bel sole.

Bikers e zaino dei Minions…!

Ci gustiamo il panino in un prato quasi fiabesco, soli, immersi nel silenzio e nella natura.

E poi un susseguirsi di sentieri, stradelle e carrarecce fino al Rifugio Amandola e ai primi borghi appollaiati sopra Montefortino, dove qualche anziana ci guarda sorpresa passare. Alla chiesetta di Capovalle (o Piedivalle?!) un vecchio contadino ci osserva per minuti, con piglio sardonico e ironico: il tempo per lui scorre diversamente da quello cui siamo abituati noi, come fosse davvero un tempo sospeso!

the crew sopra la val d’Ambro..

Da Montefortino, bellissimo borgo che ci guarda dall’alto, si risale verso Rubbiano e le Gole dell’Infernaccio. Cambiamo nuovamente viste e monti, la Sibilla fa capolino “di fianco”. Con Mik e Quacqua ci alterniamo a chiacchierare, un po’ per goderci l’esperienza e un po’ per aiutarci nella fatica.

Quacqua a.k.a. the MinionMan

Il mitico zaino dei Minions si sta scucendo sulla spallina, ce la farà il nostro doc a resistere? Isola San Biagio è sotto la Sibilla, vista in una sera di finestate ancor più fascinosa e misteriosa; il paese scivola via, facciamo le ultime salite fino all’ultimo trail, che si dipana su prati e pascoli verso la valle dell’Aso.

Poco prima di Montemonaco c’è il nostro b&b, che ci accoglie con una doccia e una mansarda dove possiamo dipanare i nostri vestiti sudati,e possiamo rivedere l’emozione di questo primo “bikepacking day”, e possiamo rilassarci fuoridisella!

Botoli al desco…be aware!

Alla sera, con la gentilezza che contraddistingue questa gente, ci vengono a prendere fuoristradataxistyle per portarci al Rifugio Altino, dove ceneremo sontuosamente come fossimo di casa, accanto a loro. Il gestore ci racconta la sua storia, che è comune a tante: un rifugio che aveva appena ristrutturato raddoppiando la ricettività; il terremoto; l’abbandono; la solitudine. E il continuare a vivere, lavorare, testardamente e orgogliosamente, per mantenere vivo un legame con questa terra ché se fosse per il “business” qui non ci sarebbe nessuno.

Troviamo anche una anziana signora del paese che si offre per ricucire la spallina dei Minions…che storia!!

Ma anche che cena!

Tagliatelle casalinghe, cinghiale in umido, capriolo. Un viaggio nel viaggio, l’enogastronomia che si fa gustare, un carico energetico annaffiato da un buon rosso piceno che ci permette di reintegrare….!

1a tappa: Fiastra-Tofe Montemonaco (Dist 48 km – d+ 1850 m)

Il secondo giorno

il sentiero dei mietitori

Il giorno dopo, riposati e carichi dopo la colazione all’italiana anzi all’ascolana visto che siamo nel versante marchigiano, la Sibilla ci attende in un cielo azzurro che prospetta una giornata di sole.

Sotto le propaggini del Vettore…

Si risale passando da Altino e su per il sentiero dei mietitori, bellissimo tratto di sentiero che consente di godere di viste sulla valle del Tronto e sulle cime del Vettore.

La Madonna del Pantano

Dopo alcuni tratti di singletrack, arriviamo alla madonna del Pantano, bellissima chiesa protoromanica di cui poco resta dopo il sisma.

I raggi di sole che radenti, al mattino, iniziano a colpirci ci rendono delle cartoline sibilliniche che difficilmente scorderemo!

Non sapere dove voltarsi per ammirare le viste….!

Proseguiamo sul sentiero, fino ad arrivare al Colle Pisciano. Sotto di noi una vista magnifica che spazia sulle pendici del Vettore e sui tornanti della strada che dovremo fare per raggiungere Forca di Presta; dalla parte opposta l’Ascolano ai nostri piedi!

Verso Forca di Presta

Dopo una rapida discesa e qualche saliscendi che ci consente di incrociare alcuni bikers (teutonici) e fermarci a mangiare le more che spesso troviamo lungo il percorso, affrontiamo l’ascesa alla Forca di Presta su asfalto, simile a un passo dolomitico. Ed eccoci su.

A Forca di Presta con vista su Castelluccio

Stanchi ma felici, arrivati sotto sua Maestà il Vettore si ammira una vista a volo d’uccello unica, la piana di Castelluccio e oltre i Monti della Laga fino a Campotosto.

un belvedere da sogno….

Scocca l’ora del pranzo, e ci gustiamo un panino con salsiccia cipolla e peperoni (!) che “ci fa il vento” sul Belvedere, uno dei punti più belli dei sibillini che già avevamo frequentato.

Mik&Vettore

Antonio mi chiede quanto manca,e quanto dislivello dobbiamo ancora fare: ho la traccia, ma non saprei dire quanto manca esattamente a Visso, so che dovremo ancora pedalare fino a sera. Questa è la tappa più tosta, ma anche la più bella perché ampia e enorme in varietà e viste.

Verso forca Canapine

Proseguiamo su crinale fino quasi a Forca Canapine, salvo gettarci giù nella Piana dove una tipica fontana da abbeveratoio ci attende per rinfrescarci. Ora fa davvero caldo!

pedalando nel PianGrande di Castelluccio

Attraversiamo Pian Grande con passo sostenuto, incuranti dei turisti e dei parpendio che atterrano accanto a noi; pascoli di mucche e di cavalli si alternano, e anche gli ovini la fanno da padrone. Il Piano di Castelluccio ha sempre un fascino unico, ed oggi la Cima del Redentore, serena e pulita come raramente capita, domina e impreziosisce il panorama. Si vede davvero “tutto”!

La bellezza triste di Castelluccio

A Castelluccio timbriamo il nostro pass, prendiamo un bel caffé e un po’ di ricotta al miele “local” squisita. Adesso si sale duro, prima al paese, ancora distrutto e in macerie, poi per la lunga ascesa al Monte Rose.

Castelluccio&&CimaRedentore

Il Quacqua vuol “bere da fermo”, e insieme ridiamo di queste battute. Ma la stanchezza è tanta, adesso conta molto la testa perché siamo oltre 40 km e ancora la traccia vs Visso è lunga. Anche i lazzi aiutano, e l’essere in tre supporta ognuno per proseguire insieme.

Climbing Mik!

Dopo un momento di smarrimento, dove Antonio si ferma e io non vedo più Michele (quanto ci ricorderemo di quei momenti, stancanti e “nervosi” ma ora nitidi e belli a loro modo), in cima a Monte Rose si apre una vista fantastica su prati infiniti, e varie cime che punteggiano questi pascoli in quota.

grandiose viste, ma grandi fatiche….

Inizia un percorso “tendenzialmente in discesa” che ci f navigare con le bike come motoscafi su erba e pratoni, incontrando nessuno e nulla se non rari greggi di pecore. La bellezza dei Sibillini qui è incredibile, spesso stiamo zitti sia per la fatica che per gustare questa dimensione spazio-tempo unica e rara, invivibile ormai nel nostro mondo “attuale”.

Visso

Dopo svariati saliscendi e un’ultima salita acanto al M. Cardosa (ribattezzata lao-Tse da Antoio, che ormai pensa di essere nel Karakorum!), inizia la discesa su Visso che rapidamente raggiungiamo nel tardo pomeriggio, stanchi ma orgogliosi della tappa odierna.

La zona rossa Vissana….

Ci sistemiamo in un b&b ricostruito con casette in legno, segno di un’economia e un paese che vuole ripartire. Purtroppo la angosciante zona rossa di Visso è lì che ci attende, a ricordarci come il sisma abbia segnato indelebilmente persone e cose di queste valli già provate dalla crisi di zone ormai tagliate fuori dal “sistema”; eppure così belle e così coraggiose!

lento pede, e lento pedale!

Ci godiamo il meritato riposo e non vediamo che scocchi “l’ora enogstronomica”: ovvero la cena a kmzero in paese, mai così buona e completa, pronti per l’ultima notte prima della fine del giro.

2a tappa: Tofe Montemonaco – Visso (Dist 70 km – d+ 2250 m)

Il terzo giorno

Assalto alla pasticceria….!

Colazione memorabile alla superpasticceria di Visso in una mattinata umida e un po’ nebbiosa, quasi fumosa direi. Si parte per chiudere il nostro anello Sibillinico…ce la faremo?!

Per scaldarci si sale su asfalto fino a Ussita per accorgerci che il Quacqua ha bucato. Piccolo sbandamento…poi scelta della strategia (vermicello e scotch…. non whisky! anche se ci stava) e la gomma è di nuovo su.

Ad ogni passo un memento del sisma

Caffeino giusto per aspettare il sole che ci accompagna nelle prime rampe, irte di sassi ed erte in pendenza, verso la Val di Panico.

Con Francesco di Ussita

Siamo sotto il bastione di S.Anna del M.Bove; la salita ogni tanto dà respiro, ma continua per un bel pezzo. Però come al solito gli scorci che si aprono salendo sono impagabili, su Ussita, sui monti sopra Visso, su Casali.

Casali

Incontriamo un ebiker local, che ci racconta di come spesso pedala in mezo a queste valli e cime, e ci accompagna per l’ultima rampa fino alla fonte e alla svolta verso Casali. Antonio ogni tanto rigonfia ma regge, Michele si gode le salite e io scatto… le foto ;-). Casali è un paese pressoché isolato, lo si raggiunge a piedi o tramite una lunga sterrata. La strada da Ussita è chiusa per il sisma e in ricostruzione.

Tre Botoli a zonzo

Immagini dure, posti abbandonati, silenzi e crepe.

Tutto ciò contrasta e stride con la bellezza verde e rocciosa che circonda questi borghi.

Si prosegue con una bella forestale verso le Aerette, poi bellissima discesa verso Macereto e una piana fantastica, dove si beve un’acqua freschissima e si mangiano more deliziose. In fondo ci aspetta l’ultima ascesa, verso Pian del Capriolo.

Scendendo alle Aerette

Ci sembra di affrontare una salita da tour de France; il sole d’improvviso picchia, ci fa sudare più di quanto già sudiamo. La fatica si fa sentire e in qualche modo ci fa essere più “compatti”. Ogni tanto si sosta, si beve, si prova a riderci sopra. Ma l’ultimo chilometro è duro ma per questo più gustoso e orgoglioso.

Superpanorama “Umbro” sopra Macereto

Ecco il Lago di Fiastra! la valle finale è una volata a tutta birra in giù, attenti a non cadere e ansiosi di completare la nostra impresa.

L’ultima salita!

Un’impresa non eroica, ma sicuramente affascinante, divertente, bellissima, come piace a noi Botoli; un’esperienza che ne racchiude tante altre, un sentire che si declina in tanti altri; ogni pedalata è sembrata diversa, come diveso e inimitabile è stato ogni sguardo, ogni vista, ogni momento.

Verso il lago di Fiastra

La magia dei Sibillini ha colorato e variegato ogni singola emozione che abbiamo provato!

Il Lago con il Fiastrone accanto…

Eccoci a Fiastra! La festa della domenica “del villaggio” ci accoglie, noi sudati impolverati stanchi e un po’ scossi dal passaggio ai silenzi delle quote sibilliniche al vocìo della sagra paesana.

Festa grande a Fiastra!

Ci integriamo subito bene con arrosticini e birra, concludendo così la nostra Avventura.

Sì, abbiamo fatto 150 km per oltre 5000 m di dislivello. Possiamo “fregiarci” del titolo di Sibillini Bikepacking finisher”; l’orgoglio e l’autostima brillano, ma brillano ancora di più il cuore e gli occhi per aver vissuto momenti indimenticabili e goduto di esperienze indelebili!

Sibillini Finishers!

Credetemi, la mtb non è solo chilometri e dislivello. E’ di più, molto di più….

Alla prossima, Nik.

3a tappa: Visso – Fiastra (Dist 42 km – d+ 1250 m)

Autore: nikbike

mtb, cycling, travelling, biking

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